
Si dice poliedrico di chi ha diverse sfaccettature ed interessi, tutti validi, e in tutti riesce a distinguersi.
È il caso di Francesco Frulio, creativo vorace, con il talento del creare interconnessioni tra design e settori da esso distanti, dando vita ad innovazioni ibride.
Sardo nato a Londra, Francesco immagina un design meno individualista, che favorisca una dimensione più umana, e sia commistione di tecniche e arti diverse.
Siccome i designer sono anche inventori, realizzatori dell’immaginario, dai sogni si fanno presto progetti.
Basta guardare il tavolo Manfred.

MANFRED, legno di seta
Sfogliando un libro del padre sull’aeronautica, Francesco ha l’intuizione di un elemento d’arredo iperleggero; pensa a come convertire quella leggerezza dei primi modelli aerei lignei – a loro volta ispirati all’ossatura cava degli uccelli – in uno scheletro architettonico dotato di bellezza scultorea.

Realizza la struttura in faggio, ma è solo l’inizio; per la finitura Francesco non si accontenta dei prodotti sul mercato ma va oltre, in cerca di qualcosa di antico, di pregiato, di manuale.
Riscopre così una tecnica della quale aveva letto, la quasi dimenticata finitura danese al sapone di Marsiglia.
Le scarse informazioni lo sfidano ad una ricerca sempre più di nicchia, fino a risalire a Friedrick, un ragazzo danese figlio di artigiani esperti di questa finitura, che condivide con Francesco la ricetta di famiglia.
Con la formula esatta di sapone ed acqua, questa tecnica manuale conferisce al legno una morbidezza e sensazione serica al tatto, rendendo Manfred un complemento leggero, sinuoso e morbido, coronato da una lastra in cristallo evanescente.
“Una nuvola.”

Frequentare Londra ha favorito l’approccio già cosmopolita del giovane Frulio, ampliando la sua voglia di gareggiare con la dimensione internazionale quanto di anticiparne le tendenze.
D’altra parte, essere cresciuto in Sardegna e laurearsi alla facoltà di Architettura e Design di Alghero, ha fatto sì che sviluppasse il legame con l’isola, impiegandone il sapere come elemento chiave di alcuni progetti. Una stratificazione di interessi e intuizioni, insomma.
“Dalla tradizione, l’innovazione” – un mantra, e una promessa.
Francesco crede nelle mille possibilità della terra sarda, e proprio dal suo know-how è voluto partire per inventare FIBERFLAX, ovvero il sostenibile quando ancora non andava di moda.
FIBERFLAX, GREEN BEFORE IT WAS COOL
Un progetto creativo di upcycling, risalente al suo periodo di tirocinio di laurea, che nasce come alternativa sostenibile alla fibra di vetro.
Qualcosa di ugualmente performante ma ecologico, naturale, non tossico, facile da smaltire e possibilmente rinnovabile.

Vagliati diversi materiali, tra i quali la paglia di cocco, la scelta riparte dalla tradizione, dall’industria sarda, ricadendo su due dei suoi materiali principali: lana di scarto e fibra di lino.
Il lino è già un materiale utilizzato come interfaccia riempitiva nell’industria automobilistica, mentre lo scarto della lana, un tempo considerato inutilizzabile, viene ora reimpiegato per le sue elevate capacità termiche.
L’investigazione ingegneristica dei materiali cammina in parallelo con un meticoloso e instancabile approfondimento socio culturale.
Si reca a Bitti, importante centro tessile per la lana, e a Busachi per visitare il Museo della tessitura e del lino, conoscen a fondo la storia e l’impiego di questa pianta dai mille pregi, tra i quali quello di necessitare di pochissima acqua per vivere, e anzi purificare il terreno.
I due materiali vengono modellati ed uniti da una particolare resina sostenibile – composta da oli riciclati e pasta di legno – con una tecnologia avanzatissima del settore aerospaziale e automotive, denominata VARTM (Vacuum Assisted Resin Transfer Moulding).
In questo modo, i tessuti da asciutti vengono intrisi dalla resina grazie alla pressione del marchingegno, così che ogni fibra risulti impregnata, ottenendo componenti adatti ad altissime prestazioni e contemporaneamente evitando ogni spreco.
“È importante comprendere l’impatto che ogni progetto ha sul nostro pianeta in termini di consumo energetico e sfruttamento delle risorse.”
E non è l’unico progetto eco friendly ed innovativo nel settore green.
Consultando il portfolio di Francesco, troverete anche la collezione arredo Easy Light, che riduce al minimo il materiale di costruzione senza però intaccare qualità e struttura.

Oppure vogliamo dare uno sguardo al premio che si è guadagnato al concorso Nutella, per il riciclo creativo e funzionale degli iconici barattoli?

Tutto questo basterebbe a rendere la geniale intuizione e verve creativa di Francesco, ma lui non si accontenta di primeggiare nel suo settore.
Nel 2019 si cimenta nell’impresa quasi impossibile di confezionare in pochi giorni 25 illustrazioni di alcuni iconici complementi di design, per il fashion magazine Lampoon.
L’idea di fondo era rendere le illustrazioni come fossero gli sketch originali dei rispettivi designer; dei bozzetti immaginati, “falsificati”, realizzati a mano da Francesco con pennarelli Pantone, con tanto di descrizione scarabocchiata a mano, nel pieno stile glamour di Lampoon.
La Poltrona Nastro, la Taliesin… lavorando alacremente nei ritagli di tempo dal lavoro in studio, Francesco riesce a completare la missione.
Uno splendore, pubblicato nel numero 17 della rivista, nell’aprile 2019.


Design, moda, illustrazioni, cinema, e tanto altro da raccontare.
Come si dice appunto, poliedrico.
Nuove sfide, nuove sorprese… keep an eye on Francesco Frulio!
Maquini meets: FRANCESCO FRULIO
Crediti
All images belongs to the designer, courtesy of Francesco Frulio
Instagram: @francesco.frulio
Web: www.francescofrulio.com/
Facebook: www.facebook.com/francesco.f.frulio
Redazione: Veronica